Il rapporto dell’Iraq Study Group visto dalla stampa britannica

di Tiziana Genovese

                                                            

 

 

L’Iraq Study Group (IGS) ovvero la commissione bipartisan guidata dall’ex segretario di stato repubblicano James Baker e dall’ex parlamentare democratico Lee Hamilton ha presentato giorno 6 dicembre il suo rapporto sulla strategia in Iraq all’amministrazione Bush.

Il rapporto di 142 pagine e contenente 79 raccomandazioni si fonda su tre idee principali: cambiare il ruolo delle truppe da combattimento ad addestramento e permetterne il ritiro entro l’inizio del 2008,dirigere il governo iracheno verso una riconciliazione nazionale,promuovere un’iniziativa diplomatica della regione a sostegno dell’Iraq. Più volte il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha ripetuto che “la vittoria in Iraq è importante”,così è probabile che egli accetti il principio del programma ma non la pratica proposta dal gruppo di studio. Dal canto loro gli iracheni temono che si tratti “di un rapporto per risolvere i problemi americani e non quelli iracheni”(www.bbc.co.uk).

A tal proposito l’ex soldato più importante del paese il generale Sir Mike Jackson in reazione al rapporto dell’IGS ed in particolare al ritiro delle truppe entro l’inizio del 2008 ha risposto:”capisco l’attrazione di mettere una data alle azioni,ma una data deve rimanere secondaria rispetto alla realizzazione di buone condizioni”(www.mirror.co.uk).

Gli autori del rapporto sostengono che “la politica di Bush non stava funzionando e un metodo puramente militare non risolverebbe il problema”. L’articolo principale del quotidiano britannico The Independent, infatti,pubblicato il 7 dicembre esordisce con il titolo:”Un atto d’accusa maledicente di un presidente e della sua politica”. Le proposte del gruppo sono piuttosto ragionevoli: IGS gradirebbe un ritiro”virtuale”delle truppe entro il 2008;i soldati infatti rimarrebbero in Iraq per addestrare ed unirsi con le forze di sicurezza irachene. La novità delle proposte,tra cui anche una spinta verso una maggiore stabilità dei rapporti tra Palestina e Israele,sembra essere non militare o diplomatica ma piuttosto politica.

Secondo quanto si evince dall’impostazione del rapporto dell’Iraq Study Group le truppe andranno via qualsiasi cosa avvenga. Il rapporto dunque nel suo complesso,sembra configurarsi come una sorta di sfida al presidente Bush e una spinta a rinnegare la sua strategia di guerra in Iraq (www.timesonline.co.uk).

Che in Iraq è necessario un nuovo metodo lo ha detto lo stesso presidente Bush che durante un congresso con il primo ministro britannico Tony Blair ha commentato dettagliatamente il rapporto.

Tony Blair dal canto suo,prima di partire per Washington il 7 dicembre e discutere con Bush le proposte del gruppo,rispondendo alla domanda del leader conservatore David Cameron ,si è dimostrato d’accordo con Robert Gates circa la “non vittoria di questa guerra”(The Telegraph). Blair come Bush è sotto pressione per ridurre l’impegno della sua nazione,poiché dopo gli Stati Uniti, la Gran Bretagna ha il contigente più grande:circa 8.000 truppe (www.bloomberg.co.uk).

Il presidente Bush ha dichiarato che prenderà “molto seriamente” il rapporto, ed il suo portavoce Tony Snow ha aggiunto che una nuova strategia degli Stati Uniti per l’Iraq potrebbe essere rivelata nelle prossime settimane. Più precisamente comparendo su un programma della CNN “Larry King Live”ha detto:”forse per la fine dell’anno il presidente può annunciare un nuovo passo in avanti”(www.gardian.co.uk).